Cosa sono le Usca? Usca è un termine entrato purtroppo in voga a seguito della pandemia Covid-19.
USCA sta per Unità Speciali di Continuità Assistenziale e sostanzialmente si tratta di medici incaricati all’assistenza territoriale diurna dei pazienti positivi al Sars-Cov2 o sospetti.
Infatti, nel caso di tampone molecolare positivo di un paziente, o in caso insorgano sintomi (febbre, tosse, anosmia, ageusia, sintomi gastrointestinali) associati ad anamnesi positiva per sospetta infezione da Sars-Cov2, il medico di medicina generale è designato a contattare i medici USCA che intervengano nell’eventuale visita domiciliare, nella valutazione del caso clinico e nella gestione della terapia.
Medici delle Usca: requisiti necessari
I medici laureati e abilitati. Non è necessario aver conseguito una specialità per poter lavorare come medico USCA, anche se spesso nelle graduatorie le preferenze vanno ai medici specializzandi/specializzati (in particolare in anestesia e rianimazione, malattie infettive, malattie dell’apparato respiratorio, igiene e sanità pubblica e ai corsisti della scuola di medicina generale).
E’ opportuno aver conseguito qualche corso, specialmente se si è alle prime armi; questo non solamente in qualità di medico USCA, ma anche per quanto riguarda la Continuità Assistenziale o le sostituzioni dei Medici di Medicina Generale, perchè in quanto medici è necessario saper minimamente fronteggiare un’eventuale situazione d’emergenza.
E’ importante avere anche un’assicurazione di responsabilità civile professionale. Se si è un giovane medico, di solito basta la classica polizza da giovane medico.
Inoltre, necessaria la patente B.
Ecco i principali corsi suggeriti:
- BLS: Si tratta del Basic Life Support, ovvero rianimazione cardiopolmonare di base;
- BLSD: E’ il Basic Life Support and Defibrillation (comprende anche l’uso del defibrillatore semiautomatico), da rinnovare ogni 2 anni.
- Ecografia polmonare: spesso sono corsi offerti dalla sede stessa dove si svolgerà l’attività di medico USCA.
Medico USCA: compiti
Il medico di unità speciali di continuità assistenziale svolge un’attività prevalentemente domiciliare e a contatto con i pazienti Sars-Cov2 positivi.
Deve essere in grado, nel rispetto delle misure igienico sanitarie, di assicurare l’adeguata assistenza domiciliare a persone contagiate che potrebbero avere più o meno sintomi, gestire le terapie domiciliari e nel momento del sospetto di emergenza-urgenza inviare in Pronto Soccorso tramite 118 con apposita ambulanza.
È cura del medico USCA, inoltre, gestire i tamponi a domicilio di pazienti non trasportabili, le vaccinazioni a domicilio di pazienti non trasportabili, così come la gestione delle emergenze territoriali (ad esempio la gestione di focolai epidemici in aziende o in determinate aree urbane, sempre in collaborazione dell’ATS di riferimento).
I principali sintomi da valutare
Il paziente Sars-Cov2 positivo può presentare un ampio spettro sintomatologico, dalla lieve rinite fino all’insufficienza respiratoria. Nella maggior parte dei casi i pazienti sono asintomatici o paucisintomatici. I principali sintomi che si rilevano sono:
- rinite
- febbre
- tosse
- ageusia
- anosmia
- sintomi gastrointestinali (diarrea, dolore addominale)
- mialgie, artralgie
- dispnea
- dolore pleurico
Da non dimenticare che spesso la positività al tampone, la paura di questa infezione misconosciuta, l’isolamento, la paura di infettare i propri cari possono determinare sintomi ansioso-depressivi.
Criticità del lavoro come medico USCA
Le principali criticità del lavoro riguardano il contatto con pazienti infetti o potenzialmente tali. Nonostante ci siano le adeguate protezioni e alla situazione attuale tutti i medici dovrebbero essere vaccinati contro il Sars-Cov2, vi è comunque la probabilità di infettarsi nel momento della visita domiciliare e anche durante i processi di vestizione/svestizione.
Altro aspetto critico del lavoro è la difficoltà di discriminare tra la varietà dei sintomi presentati dai pazienti e capire quali siano i cut-off di ricovero, sia per evitare accessi impropri nei Pronto Soccorso che sono saturi nel periodo attuale, sia al contrario per evitare di essere superficiali nei confronti di sintomi apparentemente lievi.
Infatti, la mancanza di linee guida specifiche determina che sia il medico con la sua esperienza a gestire interamente l’assistenza domiciliare piuttosto che l’eventuale invio in PS. Inoltre, il continuo aggiornamento delle terapie può far sì che non ci sia una linea comune nel trattamento dei pazienti.
Il kit del medico USCA deve assolutamente comprendere saturimetro, sfigmomanometro, fonendoscopio, materiale disinfettante oltre che DPI.
Quanto guadagna il medico USCA
Data la straordinarietà della situazione pandemica e la iniziale mancanza di figure professionali adibite alla gestione di questa nuova categoria di pazienti, i fondi messi a disposizione dallo Stato sono stati ingenti e la paga lorda si aggira sui 40€ orari.
Solitamente i contratti proposti dalle ATS sono in regime di libera professione, per questo motivo è necessario aver aperto una partita IVA. Per quanto riguarda i giovani medici, il vantaggio può essere dato dal regime forfettario (agevolato), che permette di pagare una percentuale di tasse che può essere al 15% o al 5% a seconda del proprio regime fiscale.
Conclusioni
Leggendo questo articolo avrai potuto comprendere quali siano le mansioni del medico USCA e quali le criticità in generale. Quello che è consigliabile, è il continuo confronto con i medici di famiglia che conoscono meglio i pazienti che sarete tenuti a gestire nel momento dell’infezione da Sars-Cov2.
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