Il processo della sterilizzazione strumenti nello studio dentistico si articola in diverse fasi e mira alla salvaguardia del paziente.
Se ti trovi a leggere questo articolo, probabilmente ritieni anche tu lacunose sia la normativa a riguardo, sia la letteratura nel suo generale. Proveremo ad aiutarti nella comprensione delle numerose facce del problema.
Sterilizzazione strumenti dentisti: il problema
Il motivo per il quale si è scelto di approfondire la tematica della sterilizzazione strumenti nello studio dentistico riguarda la difficoltà generalmente diffusa nel trovare delle linee guida che abbiano lo scopo unico di trattare questa tematica.
Infatti, si può dire che non esista una vera e propria normativa che vada a disciplinare il tema della sterilizzazione e, di conseguenza, molti dentisti si trovano in difficoltà nel momento in cui cercano informazioni precise ed univoche.
Il problema è serio, in quanto riguarda strettamente la salvaguardia della salute del paziente, per la quale il dentista ha delle chiare responsabilità.
Con lo scoppio, poi, del Covid-19, la tematica ha assunto sempre maggiore risonanza. Per aiutarvi abbiamo proceduto ad estrarre le informazioni principali dalle Linee Guida dell’Ispettorato Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl), organismo affidabile in materia.
Le Linee Guida dell’Ispel per la sterilizzazione strumenti: le lacune
Per quanto, facendo riferimento a questa documentazione, il dentista potrà sentirsi sollevato nella riduzione dei rischi per sanzioni e di contenzioso legale (vedi Legge Gelli-Bianco del 2017), anche le Linee Guida risultano a tratti lacunose.
Vediamo in che senso.
- In primo luogo, non vi è trattazione separata della realtà di sterilizzazione strumenti nello studio dentistico, che rientra all’interno, più generalmente, delle attività ospedaliere: ciò comporta l’impossibilità di mettere in pratica spesso le Linee Guida per gli studi odontoiatrici;
- In secondo luogo, la prospettiva adottata dai redattori delle Linee è quella della tutela del lavoratore, non quella più precisa della tutela del paziente: anche questo non comporta facilità di applicazione per i dentisti, specialmente nel momento in cui la figura del lavoratore e la figura del paziente non risultano coincidenti.
Queste lacune si possono spiegare guardando al fatto che, tra i redattori delle Linee Guida dell’Ispel, non figuri neppure uno del mestiere odontoiatrico: questo avrebbe potuto rendere complessa la formulazione di documenti riguardanti la sterilizzazione strumenti nello studio dentistico. Spesso solo chi è del mestiere conosce le mille sfaccettature e le complessità alla base dell’attività.
La definizione della sterilizzazione strumenti
Nelle prime righe del documento, si definisce subito il rischio biologico.
Il concetto è decisivo nell’ottica della tutela dei lavoratori e della tutela del paziente.
Le Linee Guida dell’Ispel definiscono quindi il concetto di sterilizzazione strumenti.
“Per sterilizzazione si intende qualsiasi processo, fisico o chimico, che porta alla distruzione di tutte le forme di microrganismi viventi e altri agenti biologici. Tale definizione semplifica il concetto di sterilità che, al contrario, può essere definito solo su basi statistiche.”
Inoltre, viene chiarito che “il processo completo, comprendente la raccolta, la decontaminazione, il lavaggio, l’asciugatura, il confezionamento, il trattamento di sterilizzazione e la conservazione dei materiali, deve essere considerato attentamente nello svolgimento delle sue fasi.”
Da quanto letto, risulta chiaro che il dentista (o il soggetto terzo che ha avuto la delega) ha la responsabilità “di mezzi”.
Ciò significa che, nel caso si verificasse un danno al paziente a causa di una sterilizzazione strumenti male avvenuta, il medico o il direttore sanitario saranno sollevati dalla responsabilità se (e solo se) sarà verificata la correttezza delle procedure messe in atto per la sterilizzazione.
Dove e come effettuare la sterilizzazione?
Su dove debba essere effettuata la sterilizzazione, le Linee Guida non sono chiare.
Sembrerebbe possibile, dunque, effettuare tutto al di fuori delle mura dello studio di competenze e, quindi, delegare la sterilizzazione strumenti a terzi (tenendo conto del dispendio economico ed organizzativo che questa comporta).
L’unica certezza normativa riguarda il fatto che la sterilizzazione debba avvenire in luoghi idonei.
La sterilizzazione strumenti deve avvenire mediante un processo (pre e post) definito, le cui fasi principali sono:
- Raccolta e decontaminazione;
- Lavaggio a mano prima, e ad ultrasuoni poi;
- Risciacquo e asciugatura;
- Controllo e imbustatura;
- Sterilizzazione a vapore (mediante l’impiego di autoclavi);
- Effettuazione delle verifiche necessarie.
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