Perché medicina è a numero chiuso

da | Ultimo aggiornamento 27/06/2023 | Notizie di settore | 0 commenti

test medicina

La facoltà di Medicina ha sempre rappresentato una delle mete più ambite per gli studenti italiani. Tuttavia, nel corso degli anni, sono state introdotte delle restrizioni riguardo all’accesso a questa facoltà. Questo articolo esplorerà le ragioni dietro l’esistenza del perchè medicina è a numero chiuso, le sue implicazioni e le possibili alternative per accedere agli studi medici.

Da quando e perché medicina è a numero chiuso

Fino al 1923, la facoltà di Medicina era riservata esclusivamente agli studenti provenienti dal liceo classico. Successivamente, le porte si aprirono anche per gli studenti provenienti dal liceo scientifico, ampliando così l’accesso a questa facoltà. Nel 1969, la situazione cambiò ulteriormente quando la facoltà di Medicina divenne accessibile a tutti i diplomati di maturità, indipendentemente dal tipo di diploma.

Tuttavia, questo portò a un aumento rapido del numero di medici rispetto alle effettive necessità della popolazione, senza considerare che, nella seconda metà degli anni ’80, l’Unione Europea richiese ai suoi Paesi membri di garantire un certo standard qualitativo per l’istruzione universitaria.

Di conseguenza, alcuni atenei introdussero volontariamente un test di ammissione. Successivamente, nel 1987, fu promulgato un decreto che rendeva obbligatorio il test di ammissione non solo per Medicina, ma anche per gran parte delle facoltà a carattere scientifico. Questa decisione fu oggetto di numerosi ricorsi, ma solo nel 1999 tale decreto divenne legge e fu dichiarato legittimo dalla Corte Costituzionale nel 2013.

L’abolizione del numero chiuso

Negli ultimi anni, si è sviluppato un intenso dibattito sull’effettiva utilità del numero chiuso a Medicina. Mentre da un lato il numero chiuso garantisce uno standard qualitativo per l’istruzione universitaria e previene il sovraffollamento delle strutture, dall’altro è evidente che in Italia c’è una carenza di medici, come è emerso in modo acuto durante l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19.

Dopo un’ampia discussione che ha coinvolto anche il mondo politico, è emersa una chiara richiesta da parte degli studenti e dei candidati. Non necessariamente l’abolizione totale del numero chiuso, ma piuttosto l’adozione di un modello di programmazione degli accessi più flessibile. Ad esempio, potrebbe essere preso come esempio il modello francese, che prevede l’iscrizione aperta a tutti gli studenti, ma con una selezione alla fine del primo anno.

La ministra dell’Università Maria Cristina Messa ha dato il primo segnale di cambiamento, anche se non nella direzione richiesta. Dopo aver istituito una commissione per discutere del numero chiuso, all’inizio del 2022 ha annunciato l’introduzione dei TOLC Med (Test OnLine Cisia Medicina) come sostituto del precedente test a numero chiuso.

Il 24 settembre 2022, con il decreto ministeriale n. 1107, sono state promulgate le regole dei TOLC Med. Questo nuovo test, della durata di 90 minuti anziché 100, consiste in una serie di domande a risposta multipla che coprono diverse aree di conoscenza, come la comprensione del testo, la biologia, la chimica e la fisica, la matematica e il ragionamento. La principale differenza rispetto al test precedente è la possibilità di sostenere la prova due volte all’anno, nelle sessioni di aprile e luglio, e di selezionare il punteggio migliore ottenuto da inviare per la graduatoria nazionale. Inoltre, è stata estesa la possibilità di partecipare al test anche agli studenti del penultimo anno di liceo.

Fase sperimentale per il nuovo test inizia nel 2023

Il 2023 sarà il primo anno di sperimentazione di questo nuovo test. Sebbene il numero chiuso rimanga in vigore, secondo i sostenitori del nuovo sistema, il TOLC Med renderà il processo di selezione più meritocratico. Tuttavia, rimangono alcune questioni ancora irrisolte, come le differenze nei test proposti nelle diverse sezioni, il possibile svantaggio per gli studenti che sosterranno le prove vicino all’esame di maturità e, ovviamente, la consapevolezza che il numero chiuso continuerà ad essere una realtà.

Come entrare a Medicina senza test

Se il numero chiuso rappresenta il primo ostacolo per coloro che desiderano intraprendere il percorso di studi in medicina, è importante sottolineare che non tutti gli studenti hanno superato questa rigorosa selezione. Esistono infatti delle alternative che consentono l’accesso alla facoltà di Medicina senza dover superare il test di ammissione.

Gli studenti provenienti da corsi di laurea di ambito sanitario, come Biotecnologie, Farmacia, Scienze biologiche, Chimica e Veterinaria, hanno la possibilità di iscriversi a Medicina senza sostenere il test. Ciò è dovuto al fatto che il test di ammissione ha lo scopo di valutare la predisposizione degli aspiranti medici agli studi sanitari. Pertanto, se gli studenti hanno già superato esami relativi a corsi di laurea dello stesso ambito e hanno ottenuto crediti formativi convalidabili nella nuova facoltà, il test diventa superfluo.

Tra coloro che possono accedere direttamente a Medicina ci sono i laureandi, i laureati e gli studenti iscritti almeno al terzo anno di un corso affine a Medicina, purché abbiano già acquisito almeno 25 crediti formativi universitari in materie convalidabili. Il test di ingresso rimane quindi obbligatorio solo per l’ammissione al primo anno di corso, mentre non è richiesto per le richieste di trasferimento agli anni successivi.

Questo concetto è stato affermato anche dal Tar del Lazio e dal Tribunale amministrativo. Una volta verificati i bandi degli atenei che offrono posti disponibili per i trasferimenti o l’immatricolazione ad anni successivi al primo, è sufficiente contattare la segreteria studenti della facoltà di Medicina prescelta e inviare il proprio piano di studi accompagnato da una richiesta di riconoscimento del percorso universitario, presentando un’istanza di immatricolazione o trasferimento diretto.

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L’abolizione del numero chiuso: la riforma Bernini 2023

E’ presto per dire che scomparirà il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina. Ma la ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha istituito un gruppo di lavoro per ragionare se è il caso di superare l’attuale sistema o se sarà sufficiente proseguire aumentando il numero di posti per le matricole come è avvenuto negli ultimi anni, in cui si è passati da poco più di 9 mila posti a 15 mila, con un aumento del 50 per cento.

Dopo la lettera al Corriere della Sera  in cui la ministra ha annunciato l’intenzione di capire quali modifiche portare all’attuale sistema di accesso, si schierano subito coloro che sono contro i test di ingresso, a partire dal governatore leghista del Veneto Luca Zaia, che ricorda: “Non è da ieri ma da molti anni che continuo a denunciare i problemi causati dal numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina. Questo Governo, finalmente, dà un segnale concreto che interrompe il nulla di fatto”.

Spinge per togliere il numero chiuso anche il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, candidato alla guida del Pd: “Ho proposto di togliere il numero chiuso alle facoltà di Medicina e di adeguare le borse di studio per gli specializzandi e gli spazi formativi. Questo perché abbiamo un numero di medici assolutamente insufficiente per il presente e per il futuro, mentre ragazze e ragazzi restano esclusi ogni anno dal corso di laurea a causa di un test che sembra più un terno al lotto che una vera e propria prova di selezione”.

Il nuovo esame 

In realtà è appena entrata in vigore la riforma Messa, finora il tentativo più importante di cambiare le regole dell’accesso a numero chiuso. Da quest’anno — prevede il decreto di Maria Cristina Messa, che ha preceduto Bernini al ministero — non ci sarà più il concorsone a settembre, ma un sistema di prove più articolato in cui gli studenti dell’ultimo e del penultimo anno delle scuole superiori hanno a disposizione quattro tentativi (ad aprile e luglio) per cimentarsi con il test (che resta sostanzialmente simile nella struttura a quello degli anni scorsi) e potranno anche sottoporsi ad un test attitudinale online per orientarsi nella scelta del loro percorso professionale. 

Sempre dai tecnici del ministero dell’Università arriva la rassicurazione per gli studenti del quarto anno delle superiori – che si cimenteranno nelle prove in vista del 2024 – ad iscriversi alla prova senza temere soluzioni che rendano vano il loro sforzo. Infatti, l’ipotesi più probabile allo stato è quella di un ulteriore allargamento della platea di studenti ammessi, più che la rimozione del numero chiuso tout court. Resta sul piatto l’ipotesi di posticipare la tagliola e dunque l’esame di ammissione alla fine del primo anno in una sorta di sistema francese italianizzato che piace ai fautori della riforma, anche se non elimina il numero chiuso, ma sposta in avanti di un anno la selezione.

Gli esperti guidati da Gaudio

Gli esperti del ministero dell’Università sono già al lavoro. A guidarli è l’ex rettore dell’Università La Sapienza Eugenio Gaudio. Con lui ci sono tutte le parti in causa: per le Regioni il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, il presidente della Conferenza dei rettori delle università Salvatore Cuzzocrea, Carlo Della Rocca, presidente della Conferenza Permanente delle Facoltà e Scuole di Medicina e Chirurgia; Gianluca Cerracchio, a capo della Direzione Generale degli Ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del Ministero dell’Università; Rossana Ugenti, che guida l’Ufficio delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute.

L’obiettivo, come dice Bernini, è di “esaminare ed approfondire le criticità afferenti alla carenza di medici e professionisti sanitari nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, a misurare l’entità del fenomeno e a individuare le cause e le possibili soluzioni, con particolare riferimento alla necessità di garantire un accesso sostenibile alle professioni sanitarie”. Si tratta dunque di analizzare i numeri e le procedure di accesso a medicina ma anche di affrontare l’altrettanto importante tema delle specializzazioni, che finora avevano creato un imbuto – i posti erano meno dei laureati – per la professione.

Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo dei posti disponibili per l’accesso alla facoltà di Medicina. Se fino a qualche tempo fa si contavano poco più di 9 mila posti, attualmente si è arrivati a 15 mila, registrando un aumento del 50 per cento. Nonostante ciò, la questione del numero chiuso continua a sollevare dibattiti e critiche, con diverse personalità politiche che si schierano a favore della sua eliminazione.

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