Aprire la partita iva: se sei un medico neoabilitato appena abilitato e iscritto all’ordine dei Medici, sicuramente questo è una delle prime incombenze che devi affrontare per poter avviare con serenità e senza problemi la tua attività professionale.
Tra i tanti dubbi che sorgono all’indomani dell’abilitazione, quello più comune è: come posso svolgere la professione in qualità di medico abilitato per essere in regola con la normativa fiscale vigente?
Un medico deve aprire la partita IVA?
Secondo un recente parere dell’Agenzia delle Entrate, ogni professionista iscritto ad un albo od ordine non esiste in teoria l’attività occasionale, per cui dovrebbe essere titolare di Partita Iva a prescindere.
Ad ogni modo, ancora oggi diversi giovani medici non la aprono e preferiscono operare in regime di ritenuta d’acconto.
La risposta, come sempre, non è uguale in tutti i casi.
Cercheremo quindi di analizzare in questa sede gli aspetti che ci permetteranno di capire quale sia la soluzione migliore per il tuo profilo.
Secondo un recente parere dell’Agenzia delle Entrate, ogni professionista iscritto ad un albo od ordine non esiste in teoria l’attività occasionale, per cui dovrebbe essere titolare di Partita Iva a prescindere.
Per molti versi, l’apertura della partita iva è un passo imprescindibile.
Infatti, sia che tu trovi occupazione nel pubblico, all’interno del Sistema Sanitario Nazionale (sostituzioni di medici di base, sostituzioni di guardia medica, etc), o nel privato (cliniche, case di cura per anziani, gare sportive), l’apertura della partita iva si rende in moltissimi casi necessaria.
Questo perché non ti troverai inquadrato in un regime di “dipendenza”, ma svolgerai il tuo lavoro collaborando con il tuo datore di lavoro come un libero professionista in regime non occasionale.
Il medico neoabilitato non in specialità e l’apertura della partita Iva
Iniziamo con analizzare la figura del medico neoabilitato che non è entrato in Scuola di Specializzazione.
Se ti ritrovi in questo profilo, come saprai le attività che puoi svolgere sono parecchie. Nella pratica si riducono essenzialmente a sostituzioni (di medico di medicina generale e di guardia medica), gare sportive e attività nelle case di riposo.
In linea teorica potresti essere assunto come medico dipendente presso qualsiasi struttura sanitaria privata o pubblica per una posizione che non richieda il conseguimento di una specializzazione, oppure esercitare in regime di libera professione presso una struttura sanitaria (pubblica o privata) o privatamente.
Obbligo di apertura di partita iva per un medico neoabilitato che lavora in regime di libera professione
L’apertura della Partita Iva non è necessaria per le attività di lavoro dipendente pubblico o privato o assimilati. L’attività di sostituzione non prevede mai un’assunzione, e quindi non ti ritroverai ad essere dipendente.
Nelle cliniche o nelle case di riposo invece potresti essere assunto, ma di solito si avvia una collaborazione in regime di libera professione.
Ti anticipiamo infatti che la probabilità che tu venga assunto e inquadrato come dipendente, nei primi anni dopo l’abilitazione all’ordine dei medici, è molto bassa, sia nel pubblico che nel privato.

Il legislatore ti chiede di aprire la partita Iva quando svolgi il lavoro in libera professione in maniera abituale ovvero quando fuoriesci dal campo della cosiddetta “occasionalità”. Per capire quindi quali siano i limiti è opportuno risalire alla definizione di lavoro autonomo occasionale, le cui fonti ritroviamo nel d.lgs. 81/2015.
Medico che lavora in regime di libera professione non occasionalmente
Il jobs act ha abrogato la disciplina delle collaborazioni occasionali, che prevedevano il limite di durata non superiore a 30 giorni lavorativi durante l’anno e di compensi non superiori a € 5.000 annui.
Al contempo la legge ha introdotto il lavoro autonomo occasionale, per cui è possibile lavorare senza partita IVA quando il lavoro è caratterizzato dall’assenza di abitualità, continuità e coordinamento.
Non è semplice ritrovare in questi limiti dei caratteri oggettivi, ma ciò che possiamo dire con certezza è che chi pensa di poter lavorare occasionalmente per il semplice fatto di rimanere sotto la soglia dei € 5.000 di compensi annui sbaglia.
Un’altra certezza è che siamo fuori dal campo dell’occasionalità anche quando lavoriamo per delle aziende o strutture per cui il nostro lavoro è inserito nel ciclo produttivo, in questo caso è evidente come sia presente la condizione del coordinamento. Accade quando ad esempio un medico svolge l’attività di sostituto di medico di continuità assistenziale.
In base alla risoluzione n. 41/E del 15 luglio 2020 dell’Agenzia delle entrate, i redditi di un sostituto configurano un reddito da lavoro autonomo, e quindi si rende necessaria e obbligatoria l’apertura della partita Iva e l’emissione della fattura.
Medico che lavora in regime di libera professione occasionalmente
Ma allora quando è possibile lavorare occasionalmente?
Possiamo lavorare occasionalmente quando dobbiamo eseguire una prestazione in autonomia rispetto ad una eventuale organizzazione produttiva (azienda o studio professionale) e quando svolgiamo la professione in maniera sporadica.
Un esempio di lavoro occasionale può essere la stesura di un articolo scientifico: in questo caso parliamo di un lavoro svolto autonomamente in cui l’unico obbligo è il risultato e il nostro lavoro non viene inserito all’interno di una filiera produttiva.
In base alla risoluzione n. 41/E del 15 luglio 2020 dell’Agenzia delle entrate, i redditi di un sostituto configurano un reddito da lavoro autonomo, e quindi si rende necessaria e obbligatoria l’apertura della partita Iva e l’emissione della fattura.
Medico che lavora in regime di libera professione occasionalmente
Ma allora quando è possibile lavorare occasionalmente?
Possiamo lavorare occasionalmente quando dobbiamo eseguire una prestazione in autonomia rispetto ad una eventuale organizzazione produttiva (azienda o studio professionale) e quando svolgiamo la professione in maniera sporadica.
Un esempio di lavoro occasionale può essere la stesura di un articolo scientifico: in questo caso parliamo di un lavoro svolto autonomamente in cui l’unico obbligo è il risultato e il nostro lavoro non viene inserito all’interno di una filiera produttiva.

Il lavoro “occasionale” si verifica quando si svolge una prestazione in “autonomia” rispetto ad una certa organizzazione.
Apertura partita iva per medici: una sintesi
Quindi, ricapitolando, ecco come possiamo sintetizzare il tutto:
Attività del Giovane medico non entrato in specializzazione:
- Attività da dipendente presso azienda pubblica o privata (NO PARTITA IVA). Per esempio dipendente di una casa di riposo.
- Attività da libero professionista all’interno o all’esterno di una struttura sanitaria:
- Attività libero professionale non occasionale (SI PARTITA IVA): per esempio incarico di sostituto di medico di continuità assistenziale (ex guardia medica).
- Attività libero professionale occasionale (NO PARTITA IVA): per esempio medico di gara sportiva.

Il medico specializzando e la partita Iva
Per verificare la necessità di apertura della partita iva e, soprattutto, se sia possibile mantenerla o meno nel caso si sia aperta prima di entrare in specialità, occorre verificare cosa sia un medico specializzando ai fini fiscali e quali attività possa svolgere oltre la frequenza della specialità.
Come sappiamo, il medico specializzando, percependo una borsa di studio, è assimilato ad un lavoratore dipendente. Se quindi non effettua altra attività che la frequenza della specialità non è obbligato ad aprire la partita iva e, nel caso l’abbia aperta in precedenza, in teoria può chiuderla.
Sulla compatibilità tra partita Iva e la figura del medico specializzando è intervenuta l’interpellanza ministeriale DGPROF/1/p/1.8.d.n.1. del 12/08/2014. Secondo tale interpellanza è consentito al medico specializzando il mantenimento o la nuova apertura della partita IVA per “svolgere tutte le attività rientranti nei compiti del medico previste dall’ACN, ivi comprese il rilascio di certificazioni a titolo gratuito e a pagamento”.
L’Agenzia delle Entrate, come anticipato poco sopra, è intervenuta anch’essa in merito alla questione proprio di recente, nel 2020, dichiarando che:
Da parte dell’Agenzia delle Entrate viene reso noto inoltre che gli specializzandi (che in questo contesto vengono assimilati ai medici corsisti del corso di MMG) possono aprire partita IVA.
La legge prevede infatti che “i laureati in medicina e chirurgia abilitati, anche durante la loro iscrizione ai corsi di specializzazione o ai corsi di formazione specifica in medicina generale, possono sostituire a tempo determinato medici di medicina generale convenzionati con il Servizio sanitario nazionale ed essere iscritti negli elenchi della guardia medica notturna e festiva e della guardia medica turistica”, articolo 19, comma 11, legge 448/2001.
Se per fare queste attività è necessario avere una Partita IVA, ne consegue che aprirla è legittimo.
Si precisa inoltre, che per ogni professionista iscritto ad un albo od ordine non esiste in teoria l’attività occasionale, per cui dovrebbe essere titolare di Partita Iva a prescindere.
Nonostante questo molti medici con un basso reddito, preferiscono la ritenuta d’acconto.
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