Intervista a Massimo Minerva, medico anestesista e fondatore dell’Associazione Liberi Specializzandi – Fattore 2a:
“Attenzione a focalizzare i problemi. Di fronte all’imminente effetto pensioni, il nuovo esame di abilitazione e le borse perse sono un’emergenza superiore al numero chiuso perché bloccano risorse umane e finanziarie ingentissime”
Nei prossimi anni andranno in pensione circa 33.000 medici specialisti. Circa 25.500 quelli che saranno in possesso dei criteri di pensionamento nel quinquennio 2024-2028, con una media annuale di 5.100 unità.
Solamente nel decennio 2029-2038 si registrerà una presumibile contrazione del numero di cessazioni annuali, pagando la colpa di una gestione miope, anzi errata, dei corsi di specializzazione e delle assunzioni dei giovani medici.
Pediatri, specialisti di medicina d’urgenza, internisti, anestesisti e chirurghi saranno i primi specialisti a far sentire pesantemente la loro assenza nelle corsie degli ospedali italiani. Stiamo parlando rispettivamente di cifre intorno a 3.300, 4.180, 1.830, 1.400 e 1.300 unità.
Un sistema incancrenito
«Il panorama è sconfortante, ma qualcosa si muove grazie al lavoro di tanti, non ultimo il nostro» afferma Massimo Minerva.
Minerva è medico anestesista dirigente del reparto di Anestesia e Rianimazione del Presidio Ospedaliero di Cernusco sul Naviglio e presidente della Associazione Liberi Specializzandi – Fattore 2a. Il problema non è nemmeno politico, anche se in questo momento servono interlocutori politici.
«In gennaio ho avuto occasione di intervenire all’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica e far rilevare che come osservatorio non osservano abbastanza.
Se un organismo istituzionale sfuggono questioni come gli accreditamenti delle scuole di specializzazione o le borse perse, ma non a chi come me abbia un comune pc davanti, ma l’occhio un po’ allenato. La risposta è stata ‘noi non abbiamo strumenti’. In realtà i problemi sono molti perché il sistema è incancrenito».
Sono infatti solo due le persone che si occupano di specializzazioni.
Misure finora inadeguate: il numero chiuso è oggi un ‘non-problema’
La situazione è sfuggita di mano da tempo e va fronteggiata con misure d’emergenza in attesa di una programmazione di lungo periodo che porti ad un regime di ricambio generazionale fluido. «Quando uno sbaglia le programmazioni i risultati si hanno molti anni dopo.
E quando te ne accorgi non puoi risolvere la situazione subito. Anche raddoppiando ora i corsi di specializzazione, i risultati si vedranno tra 5 anni. Ma noi la carenza l’abbiamo oggi, qui e ora. Anche nell’ospedale dove lavoro io, noi non troviamo specialisti».
Spiega meglio Minerva: «Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2015, quella che esce ogni 3 anni, si afferma il bisogno di più di 8mila specialisti e nello stesso documento si afferma di finanziarne 6mila. Questo, in progressione, determina gli scompensi che rileviamo adesso».
Come uscirne? «Con tutta la buona volontà cosa può fare ora un ministero? Può aumentare il numero di posti, e pare lo abbiano aumentato di 900 unità.
Lo scorso anno le borse finanziate dalle Stato sono state 6.200. Sono circa 700 quelle finanziate da Regioni e altri Enti, ma sono comunque molte meno di quelle che servirebbero. Ma il dibattito si ferma sul numero chiuso, che anche fosse eliminato produrrebbe i primi specialisti solo fra 11 anni».
Due le problematiche bollenti oggi
Secondo Massimo Minerva sono due i fronti caldi su cui non bisognerebbe perdere tempo. Il primo è quello delle cosiddette borse perse, il secondo quello del «cambio delle regole del gioco circa l’esame di abilitazione alla professione medica effettuato con Decreto Ministeriale nel maggio 2018 dal Ministro Fedeli.
Per come è strutturato, comporterà automaticamente una riduzione nel numero di coloro che riusciranno ad abilitarsi, che non saranno più il 98% ma l’80% o l’75%, o anche meno. L’unica motivazione che, un po’ ironicamente, vedo è ostacolare l’abilitazione a fronte di una impossibilità a entrare in specialità.
Si crea un limbo ulteriore: il laureato in medicina e chirurgia che però non può esercitare la professione perché non ha l’abilitazione, né entrare in specialità, e sarà un disoccupato. Il punto è che in realtà non c’è un progetto dietro, il problema è davvero annoso».
«L’unica soluzione sarebbe un Decreto Ministeriale specifico».
Numero chiuso per le borse di specializzazione
Il problema delle borse perse –ovvero le borse di specializzazione vinte da un giovane medico e poi abbandonate uno o due anni dopo per cogliere l’opportunità di un’altra borsa relativa ad una specializzazione maggiormente desiderata– riguarda almeno 500 borse ogni anno i cui fondi non utilizzati il MIUR pare perdere di vista. Queste migliaia di euro potrebbero e dovrebbero essere messe subito a disposizione di nuove borse.
L’altro problema, spiega Minerva, «è che il modo in cui viene stabilito il numero di specializzandi è casuale, quando ci vorrebbe uno studio delle necessità». «Del resto –osserva– le università, ora, non reggerebbero l’aumento di specializzandi. Alcune università ne hanno troppi, altre pochi».
Alcune di queste tematiche, hanno portato i giovani medici ad auspicare una seria riforma formazione specialistica.
Pensioni Quota 100 e Concorsi aperti agli specializzandi dell’ultimo anno
Secondo dati Anaao, ribadisce Minerva, Quota 100 non aprirà scenari apocalittici più della Legge Fornero stessa. «Quota 100 per i medici è piuttosto marginale perché più della metà dei medici attualmente in sevizio ha più 53 anni e quindi nei prossimi anni saranno decine di migliaia i medici andranno in pensione.
E mancheranno perché non sono formati adesso. Ogni anno si laureano circa 9.000 medici. Nel 2021 ne usciranno quasi il doppio grazie ad un ricorso al Tar di sei anni prima che aumentò l’ingresso a Medicina: ma si troveranno tra due porte!». Sempre l’ormai famigerato imbuto dei corsi di specialità.
In un panorama già complicato si aggiunge la beffa dell’ignoranza degli specifici commi 547 e 548 della Legge di Bilancio 2019. Questo permette agli specializzandi dell’ultimo anno di partecipare ai concorsi pubblici ospedalieri: da inizio anno sono infatti arrivate moltissime segnalazioni ad ALS–Fattore 2° di concorsi non accessibili, per mancato recepimento della novità legislativa. Essi potrebbero infatti essere collocati in una apposita “graduatoria separata”.
L’assunzione sarebbe ovviamente “subordinata al conseguimento del titolo di specializzazione e all’esaurimento della graduatoria dei medici già specialisti alla data di scadenza del bando”.
Massimo Minerva è genericamente considerato dai media un ‘idolo social’ dei giovani medici, per aver in poche settimane lanciato un gruppo Facebook seguitissimo e poi contribuito a fondare l’Associazione di cui è presidente.
In questi panni ci si è ritrovato accogliendo le domande e le ansie della figlia e di molti giovani colleghi all’uscita dalla Facoltà. «Perché lo faccio? Perché mi diverto. Perché l’intenzione è sollecitare e informare. E davvero qualcosa si sta smuovendo, si stanno creando delle sensibilità nuove».
Ultimi commenti