Siamo felici di ospitare nel nostro blog un’interessante intervista a Paolo Sarteschi. Paolo è un ‘infermiere che ha lanciato con passione ed entusiasmo un nuovo Podcast, “L’Ora di Medicina”, dedicato alla divulgazione in ambito di educazione sanitaria. Proprio in questi giorni il podcast ha raggiunto le 100 puntate.
Buongiorno Paolo, benvenuto nel nostro Blog. Raccontaci un po’ di te. Innanzitutto, qual è stato il tuo percorso formativo? E le tue esperienze professionali?
Buongiorno! Innanzitutto grazie mille per avermi contattato, mi fa veramente piacere essere qui per rispondere ad alcune vostre domande. Mi presento: sono Paolo Sarteschi, faccio l’infermiere a tempo pieno presso una struttura di riabilitazione per Gravi Cerebrolesioni Acquisite e da quasi 2 anni produco insieme alla mia collega Brenda Rebecchi un podcast di educazione sanitaria chiamato l’Ora di Medicina.
Ho 30 anni, sono sposato con Chiara e abbiamo una bellissima bambina di nome Elisabetta. Il mio percorso formativo in realtà non è molto diverso da quello di molti miei colleghi: 3 anni di infermieristica all’università e attualmente sto completando un master di primo livello in Management di coordinamento per professioni sanitarie.
Subito dopo la laurea ho avuto una breve esperienza lavorativa a partita IVA e successivamente sono entrato nel mio attuale posto lavorativo, nel quale lavoro da circa 6 anni. E devo dire che, nonostante la figura dell’infermiere sia troppo spesso poco considerata, il mio lavoro non mi ha mai fatto mancare entusiasmo e soddisfazioni.

Siamo molto curiosi di sapere cosa ti ha portato ad aprire un podcast. Il podcasting apparentemente appartiene ad un mondo lontano da quello della sanità…
Si, effettivamente possono sembrare due mondi molto distanti fra loro, in realtà nel periodo attuale direi che nessuna professione si può definire realmente distante dal mondo di internet ed in particolare dei social network. Li usiamo tutti quotidianamente ed è lì che cerchiamo risposte e domande di ogni genere. Oltretutto la pratica di educazione sanitaria rientra pienamente nei ruoli e competenze della mia professione, e come si può pensare nel 2021 di fare educazione sanitaria escludendo i social e le nuove tecnologie? Ma di questo direi che ne abbiamo quotidianamente dimostrazione.
Personalmente ho scelto gli audio, e quindi i podcast, come via comunicativa perché mi attraeva particolarmente, sopratutto perchè è una via comunicativa molto diretta ma che si scosta dalle tempistiche molto più assorbenti e dinamiche dei social.
Pubblichiamo una puntata a settimana, di dieci minuti circa, ognuno la può sentire durante la settimana con calma quando vuole, e tutte le puntate rimangono salvate e ben accessibili anche per chi le vuole ascoltare dopo mesi o anni dalla pubblicazione. Con i contenuti dei social spesso è già tanto se un post rimane visibile per qualche giorno.
Quindi da quando ho scoperto i podcast ed ho iniziato a seguirne qualcuno, mi è fin da subito venuta voglia di provare ad entrare in questo mondo e provare ad utilizzarlo per fare divulgazione. Come premessa devo dire che sono sempre stato appassionato di tecnologia ed informatica in particolare, già durante le superiori, nonostante abbia frequentato un liceo classico, ho sperimentato la programmazione di software e siti web, editing audio/video e programmi di grafica… insomma sono sempre stato molto curioso verso questo mondo, e quando ne ho scoperto una nuova sfumatura non ho resistito nel cimentarmi.
Quali sono state le principali difficoltà nell’organizzare questo podcast ? Creare i contenuti o curare l’aspetto tecnico (logo, sigle, editing, etc)
Da appassionato di tecnologia non ho riscontrato particolari difficoltà nella parte tecnica. Sono riuscito in autonomia a realizzare il logo, avevo già nozioni base dei programmi che utilizzo per registrare ed editare le puntate. Possedevo già anche la strumentazione necessaria (microfono e scheda audio), che avevo acquistato anni prima per un altro progetto.
Quindi in realtà più che nella parte tecnica, il grosso del lavoro è stato fatto per decidere il titolo del podcast, progettare il format per le puntate, la frequenza di pubblicazione, i contenuti da trattare ecc… Ed in tutto questo è arrivata in mio aiuto Brenda. È da quando ho parlato della mia idea con lei che il progetto ha iniziato a prendere veramente forma.

Ci potresti raccontare come organizzi il lavoro di una puntata? Abbiamo visto che sei coadiuvato da una collega. Come vi ripartite i vari compiti?
Per prepararci all’uscita di una puntata settimanale innanzitutto partiamo dal scegliere l’argomento da trattare. Abbiamo una lista di potenziali argomenti che aggiorniamo mano a mano che ci vengono in mente o ci vengono suggeriti. Qualche giorno prima della pubblicazione, scegliamo quale scrivere e registrare.
Tutte le puntate sono prima interamente scritte e successivamente registrate, anche se conosciamo già bene l’argomento trattato non possiamo permetterci di non consultare fonti e non mettere tutto per iscritto, in questo modo limitiamo il più possibile eventuali errori o fraintendimenti.
Dopo aver scelto l’argomento della puntata il passo successivo è quello di cercare le fonti. Questo passaggio è molto importante, crediamo sia di fondamentale importanza quando si parla di medicina e di salute raccogliere le informazioni solo da fonti attendibili. Altrettanto importante è anche citarle nella descrizione della puntata, in modo che chiunque possa appurare di persona la veridicità e l’attendibilità di quello che abbiamo detto.
Dopo la raccolta delle fonti inizia la stesura della puntata, e successivamente c’è la fase di registrazione, editing e pubblicazione. Le puntate escono ogni venerdì, non abbiamo un orario fisso, varia in base ai nostri turni e a quando è pronta la puntata. Per quanto riguarda la divisione dei compiti tra me e Brenda, tutta la parte di programmazione e scelta delle puntate è fatta insieme, lei si occupa principalmente della ricerca delle fonti e stesura delle puntate ed io principalmente della parte tecnica, quindi registrazione, post produzione e pubblicazione.
Quanto tempo hai impiegato per avere i primi riscontri di ascoltatori?
I primi riscontri positivi sono arrivati immediatamente. Quando nel dicembre del 2019 siamo partiti, pubblicando la prima puntata introduttiva, non avevamo in realtà molte aspettative di ascolti. Era la nostra prima esperienza con il mondo dei podcast e non avevamo in realtà idea di quante persone realmente potessimo raggiungere. Ci aspettavamo di raggiungere, nella migliore delle ipotesi, poche decine di ascoltatori nelle prime puntate e mano a mano crescere sempre di più.
In realtà già con la pubblicazione della puntata introduttiva del podcast l’interesse sollevatosi intorno a noi è stato notevole, sono stati centinaia gli ascolti già nella prima settimana, e molte persone ci scrivevano congratulandosi ed interessati al progetto. Gli ascolti sono poi saliti sempre di più, e sono ancora in costante crescita, ad oggi, dopo un anno e mezzo, contiamo quasi 5000 ascolti mensili.
Chi è il tuo ascoltatore tipo?
Le puntate del podcast sono rivolte a tutta la popolazione, senza troppa distinzione di età. Il nostro pubblico è abbastanza vario, il maggior numero di ascolti è nella fascia di età inferiore ai 25 anni, ma abbiamo molti ascolti anche nella fascia 28-35 anni e pure sopra ad i 60 anni. O perlomeno, questo è quello che possiamo vedere tramite le statistiche di ascolto, ovviamente chi fa podcast per professione sicuramente avrà i mezzi e gli strumenti per conoscere meglio il proprio pubblico, ma noi gestendo tutto in autonomia non dedichiamo troppo tempo nei dati statistici.
Il modo migliore che abbiamo per conoscere davvero il nostro pubblico è attraverso i social, sono tanti gli ascoltatori che ci scrivono per complimentarsi o per darci suggerimenti e richieste di argomenti da trattare. Molti dei nostri ascoltatori sono operatori sanitari, oppure studenti. Fa sempre piacere ricevere i loro messaggi e poter dare un volto ai numeri di ascolto.
L’attività di giornalismo medico – scientifico è particolarmente critica. Il rischio di semplificare troppo, o di scendere nei tecnicismi eccessivi è sempre dietro l’angolo. Il testo unico dei giornalisti ha dedicato un apposito articolo (il sesto) per regolamentare la redazione di questi contenuti. Che precauzioni hai adottato per non essere passibile di denunce o querele?
Concordo pienamente, non è semplice trattare certi temi. Abbiamo dato fin da subito molta attenzione a questo aspetto nella stesura delle puntate, d’altronde l’articolo 6 del testo citato si può ritrovare pienamente nel codice deontologico delle professioni infermieristiche. Quindi non abbiamo mai sottovalutato questo aspetto. Personalmente per evitare di incorrere in errori, come detto, ci affidiamo sempre a fonti attendibili e le citiamo sempre nella descrizione delle puntate.
Troppo spesso si fa disinformazione medica su internet, ci teniamo a far vedere la differenza di quando un professionista parla del proprio campo, assumendosene ovviamente anche i rischi, si noti la differenza.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Beh, sicuramente per venerdì prossimo un’altra puntata del podcast!!
Scherzi a parte, cercheremo di portare avanti il progetto il più possibile. Oltre a L’Ora di Medicina in questo anno abbiamo fatto uscire alcune audioguide, rivolte ad operatori sanitari, in collaborazione con un’associazione nazionale di sicurezza delle cure. In generale cerchiamo di rimanere sempre aperti a nuovi progetti, ma non
abbiamo ancora una strada ben definita! Questo progetto di educazione sanitaria, nato quasi per gioco, ci ha portato molte soddisfazioni e visibilità, chissà cosa ci riserverà il futuro. Potranno essere nuovi podcast o aumentare le uscite settimanali di questo… o magari ci concentreremo di più su progetti rivolti solo ad operatori sanitari… o semplicemente ci acconteremo di continuare a fare bene le nostre puntate settimanali. In ogni caso speriamo di tenere sempre vivo l’entusiasmo e l’amore per la professione che ci ha spinto fino a qui.
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