La definizione di dipendente pubblico si basa su due aspetti fondamentali dal punto di vista giuridico: uno soggettivo e uno oggettivo.

Partendo dal lato soggettivo, il dipendente pubblico è colui che presta servizio sotto la supervisione di un’organizzazione pubblica. In altre parole, si tratta di una persona che lavora all’interno di un ente della Pubblica Amministrazione. Ma cosa si intende per Pubblica Amministrazione? Il concetto può variare a seconda del contesto, ad esempio, nel campo della contabilità nazionale, la Pubblica Amministrazione include gli enti presenti nella “Lista S13” compilata dall’ISTAT.

Parlando di “Pubblico Impiego”, ci riferiamo alle amministrazioni pubbliche definite nell’articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 165 del 2001, noto come Testo unico del Pubblico Impiego (TUIP). Queste amministrazioni comprendono:

  • Gli enti statali, tra cui istituti e scuole di ogni livello, istituzioni educative e agenzie ad autonomia speciale.
  • Le Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, nonché i relativi consorzi e associazioni.
  • Le istituzioni universitarie e gli Istituti autonomi case popolari.
  • Le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e le relative associazioni.
  • Gli enti pubblici non economici a livello nazionale, regionale e locale.
  • Le amministrazioni, aziende e enti del Servizio sanitario nazionale.
  • L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie stabilite dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.

Tuttavia, la definizione soggettiva da sola non è sufficiente per delineare completamente il dipendente pubblico.

La distinzione tra un dipendente pubblico e gli altri lavoratori risiede nell’aspetto oggettivo della definizione. L’aspetto oggettivo fa riferimento alle regole che disciplinano il rapporto di lavoro all’interno della Pubblica Amministrazione. In altre parole, una definizione completa del Pubblico Impiego tiene conto sia della legge che del contratto collettivo come fonti giuridiche del rapporto di lavoro.

Per comprendere appieno la natura del Pubblico Impiego, è necessario considerare l’equilibrio tra queste fonti normative in un dato periodo storico.

In sintesi, un dipendente pubblico è una persona che lavora per un’organizzazione pubblica, soggetta a un insieme di regole che disciplinano il suo rapporto di lavoro. Nel contesto medico o ospedaliero, ad esempio, i medici, gli infermieri e il personale amministrativo che operano in strutture sanitarie pubbliche sono considerati dipendenti pubblici in quanto lavorano alle dipendenze delle amministrazioni sanitarie pubbliche.

Accedere come medico dipendente pubblico: un percorso professionale

Per i medici specializzati, la via principale per entrare nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN) come dirigenti, con un impiego a tempo indeterminato, è attraverso il concorso pubblico, il quale risponde a un bando. Questo principio è stabilito dalla Costituzione (articolo 97) e per la dirigenza sanitaria si prevede un concorso che consiste in diverse prove, quali esami scritti, pratici e orali. Tale concorso è regolamentato da normative speciali che si differenziano dal contesto generale dell’impiego pubblico.

I concorsi per l’ingresso stabile nel ruolo sono indetti dalle aziende sanitarie, spesso coinvolgendo più aziende con una capofila e altre “aggregate”. Tali concorsi sono finalizzati a ricoprire posizioni specifiche di dirigenti medici con una particolare specializzazione.

Considerando le difficoltà nel reperire medici necessari in determinati settori, le aziende ricorrono spesso a pubblici avvisi per reclutare dirigenti medici a tempo determinato, attraverso selezioni basate su titoli, esami e colloqui, sebbene talvolta si basino solo sui titoli.

I medici assunti a termine possono successivamente ottenere una stabilizzazione nel limite delle capacità delle aziende, grazie alla riforma Madia. Tale riforma consente a coloro che hanno un’anzianità di almeno tre anni nel pubblico impiego, anche in diverse aziende sanitarie, di accedere al ruolo come se avessero partecipato a un concorso.

Inoltre, le aziende possono indire concorsi riservando il 50% dei posti del loro fabbisogno a coloro che hanno accumulato tre anni di anzianità con un contratto atipico, come ad esempio i contratti a progetto (co.co.co).

In ambito medico o ospedaliero, ciò significa che i medici che desiderano diventare dipendenti pubblici e ottenere una posizione stabile all’interno del SSN devono superare un concorso pubblico, che consiste in prove di vario tipo. Tuttavia, per affrontare la carenza di medici in alcune specializzazioni, le aziende sanitarie possono anche selezionare candidati tramite avvisi pubblici basati su titoli, esami e colloqui. Inoltre, i medici assunti a tempo determinato possono diventare stabilizzati nel ruolo in base all’anzianità e alla riforma Madia.