Siamo forse arrivati all’abolizione numero chiuso Medicina? Il Ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, ha creato un gruppo di lavoro per valutare se ci sia la necessità di superare l’attuale sistema di accesso alla facoltà di medicina, attualmente basato sul numero chiuso, o se invece sia sufficiente aumentare il numero di posti per le matricole, come è stato fatto negli ultimi anni.
Il comitato, presieduto da Eugenio Gaudio dell’Università La Sapienza di Roma, è composto da rappresentanti del Ministero della Salute, della Conferenza delle Regioni e di diverse organizzazioni accademiche, tra cui Massimiliano Fedriga, Salvatore Cuzzocrea, Carlo Della Rocca, Gianluca Cerracchio e Rossana Ugenti.
La riforma Messa
La proposta di Bernini arriva proprio pochi mesi dopo la cosiddetta “Riforma Messa”. La riforma Messa, che prevede un sistema di prove più articolato per l’accesso alla facoltà di medicina basato sul numero chiuso, è stata appena implementata. Gli studenti del quarto e del quinto anno delle scuole superiori avranno quattro opportunità (ad aprile e luglio) per sostenere il test e potranno anche sottoporsi ad un test attitudinale online per orientarsi nella scelta del loro percorso professionale.
Il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, ha creato un gruppo di lavoro per valutare come funziona questo sistema e capire se è necessario apportare ulteriori modifiche: in sostanza si vuole capire se abbia un senso abolire il numero chiuso a medicina o no. Ci sono state alcune voci contrarie al numero chiuso, tra cui il governatore del Veneto Luca Zaia e quello dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che sostengono che il numero chiuso crea problemi e che c’è una necessità di aumentare il numero di medici. L’ipotesi più probabile allo stato è quella di un ulteriore allargamento della platea di studenti ammessi più che la rimozione del numero chiuso, che rischierebbe di mettere in crisi le università per mancanza di spazi, di professori e di risorse adeguate a reggere l’urto di 60 mila matricole. Resta sul piatto l’ipotesi di posticipare l’esame di ammissione alla fine del primo anno in una sorta di sistema francese italianizzato che piace ai fautori della riforma anche se non elimina il numero chiuso ma sposta in avanti di un anno la selezione.
“Pronti a partecipare alla riorganizzazione del sistema formativo”

Reazione di Anaao Assomed alla proposta Bernini
Il Segretario Nazionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, ha dichiarato che l’associazione non ha obiezioni “ideologiche” riguardo alla revisione dei contenuti del test d’accesso a Medicina, ma sostiene che sia necessario risolvere i problemi legati alla programmazione, che fino ad oggi sono risultati inesistenti.
Di Silverio ha anche precisato che la carenza di medici non può essere risolta eliminando il numero chiuso a Medicina, poiché in Italia mancano non i medici, ma i medici specialisti.
Ha inoltre aggiunto che in futuro il vero problema sarà quello di avere abbastanza medici specialisti, poiché mancano già 15.000 specialisti in alcune tipologie di specializzazioni, come la medicina d’urgenza e che non vi è attrattività per il lavoro ospedaliero. Solo il 18% dei posti di queste scuole di specializzazione è coperto. Infine, Di Silverio ha chiesto un incontro al Ministro Bernini per presentare le proposte dell’associazione.
Numero chiuso a medicina: perchè esiste?
Nei primi tempi, e fino al 1923, solo le persone con un certo tipo di diploma potevano studiare medicina con l’accesso alla facoltà limitato a coloro che avevano frequentato il liceo classico. Tuttavia, a partire da quell’anno, le porte si aprirono anche per gli studenti provenienti dal liceo scientifico.
Nel 1969 la facoltà di Medicina e chirurgia divenne accessibile a qualsiasi tipo di diploma di maturità.
In breve tempo, ciò ha portato ad un eccesso di medici rispetto alle reali esigenze dei pazienti, senza considerare che nella seconda metà degli anni ’80 l’Unione Europea ha richiesto ai paesi membri di garantire un certo standard qualitativo per l’istruzione universitaria.
Di conseguenza, alcuni atenei hanno introdotto spontaneamente un test di ammissione. Tale decreto divenne legge nel 1987 per la facoltà di Medicina e gran parte delle facoltà scientifiche. Solo nel 1999 tale decreto divenne effettivamente legge e nel 2013 è stata dichiarata legittima dalla Corte Costituzionale.
Chi ha messo il numero chiuso a Medicina?
La legge numero 264 del 1999, firmata dall’allora ministro dell’Istruzione Ortensio Zecchino, stabilisce che il numero di posti per la facoltà di Medicina dipenda dalla disponibilità di aule, docenti, laboratori, possibilità di tirocini e partecipazione degli studenti alle attività formative obbligatorie.
La decisione di stabilire un numero chiuso è stata presa per garantire una formazione di qualità ai futuri medici, tenendo conto della disponibilità di docenti e pazienti, e per evitare un eccesso di disoccupazione. Ogni anno, gli atenei comunicano al ministero dell’Università il numero di posti disponibili mentre la Conferenza Stato-Regioni raccoglie i dati sul fabbisogno di medici che saranno necessari in futuro. Successivamente, un “tavolo di programma” tra il ministero e la Conferenza Stato-Regioni stabilisce i posti per ogni singolo ateneo.
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